Il parere di Stefania Petrelli per VIVIROMA.IT

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“Ma come ha fatto un semplice artigiano ad elaborare un progetto di siffatta bellezza?”

 “Il mistero del Cristo velato, l’ultimo colpo di scalpello”, un avvincente thriller psicologico, scritto da due inseparabili sorelle, Manuela e Camilla Forcina, la spettacolare nascita di un’opere che rasenta la perfezione.Una lettera, abbandonata nel cassetto dallo scultore Antonio Canova, rivela il mistero, celato dietro la realizzazione di una statua così perfetta, che desta ammirazione, meraviglia per la sua leggerezza,  l’opera sembra che respiri, il suo petto sembra palpitare…  Quale sarà il segreto della tecnica usata per suscitare tale stupore da un pezzo di marmo? E come è  possibile che tutto questo sia stato fatto ad opera di un semplice artigiano?

Siamo nella Napoli del 1753, anno domini, dove la quotidianità della gente semplice si mescola ai lussuosi rituali dell’aristocrazia sostenuta dalle temerarie sperimentazioni della scienza,  il principe Raimondo Di Sangro sta portando a termine i lavori alla Pietatella, la cappella dei Sansevero, affidandosi ai migliori artisti provenienti da ogni e dove.

Giuseppe Sammartino un uomo del popolo, che  vive al porto ricostruendo reti ai pescatori e chiedendo elemosine, diverrà l’uomo più famoso di Napoli; per un caso fortuito si trova  a soccorrere Francesco, a passeggio con sua sorella Maddalena.

Francesco è il figlio di Don Gennaro il bottegaio costruttore di presepi della città, il quale per riconoscenza lo accoglie nella sua bottega.

Il giovane impara velocemente e riesce a diventare più abile del bottegaio stesso nell’arte scultorea e figurativa, così da essere convocato a palazzo dal principe Di Sangro per lavorare al fianco del maestro Corradini.” Ai piedi del trionfale letto a baldacchino erano poste due teche di vetro che contenevano due corpi umani, come dei trofei, coperti di qualcosa… Un reticolo di filamenti neri che mi ricondussero al groviglio delle reti da pesca, avvolti alle membra e al tronco dei poveri resti”.

Giuseppe è attento, impara la tecnica dal maestro Corradini, che ammira, ma un mistero si cela tra le pareti… Un inquietante medico di corte, il Salerno, lo osserva. Urla, rumori, sparizioni, si vocifera di esperimenti di alchimia messi in atto nel palazzo, per la trasmigrazione dell’anima.

 La genialità di un artista è racchiusa nell’anima! … La genialità non può morire…

“Mistero, verità, fantasia tutto si fonde, il verosimile prende il sopravvento, formulando possibili risposte a tutte le domande che la mente si pone”.

I personaggi si muovono sulla scena in un quadro ottocentesco, con una tensione crescente dove il dubbio e la verità avvolgono il mistero della nascita di un’opera di ineguagliabile bellezza.

Un libro intrigante, la cui lettura  scorre velocemente e cattura l’attenzione del lettore coinvolgendolo in un vortice di emozioni contrastanti fino all’epilogo. 

Incredibile!  Manuela e Camilla, due semplici barwoman, con una  smisurata fantasia, che le ha permesso di creare un libro accattivante da leggere tutto d’un fiato!

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