L’opinione di Daniele Poto per IL PERIODICO.EU

Un romanzo su una scultura immortale.
L’ULTIMO COLPO DI SCALPELLO
PER IL MISTERO DEL CRISTO VELATO !!!

Due coraggiose e ambiziose bar tender del Circolo Aniene hanno dedicato gli ultimi anni della loro giovane vita a secernere…

Due coraggiose e ambiziose bar tender del Circolo Aniene hanno dedicato gli ultimi
anni della loro giovane vita a secernere il possibile mistero di una delle opere di
scultura più invidiate nella storia dell’arte e non solo italiana. Apprezzata persino dal
grande Canova la statua del Cristo Velato, conservata nella Cappella dei Sansevero a
Napoli, scolpita dal poco valorizzato figurinista di presepi Giuseppe Sanmartino su
incarico del principe Raimondo di Sangro, è un ricamo religiosamente incantevole su
un corpo straziato. Manuela e Camilla Forcina, sorelle d’arte, si sono buttate su
questa icona misteriosa e inquietante per trarne l’intricata trama di un romanzo
storico che si base su fatti reali ma che prende la deriva con la fantasia concessa a
chi oltrepassa la barriera e dai fatti reali plana sulla letteratura. Il libro (256 pagine,
Collana Blu della casa editrice Universo) ovviamente non merita lo spoiler anche se
la sorpresa finale è seducente. Si potrebbe ambiziosamente scrivere che il titolo
dell’opera potrebbe essere ribattezzato con “Il mistero del Cristo svelato” se non si
incorresse nel vago quanto possibile reato di blasfemia. Bisogna sapere che il
mistero è accresciuto dal fatto che una società straniera detiene i diritti d’immagine
e quindi se vi recate sul posto vi verrà fatta proibizione di foto. Così nessun libro può
ricorrere alla riproduzione fotografica della scultura lasciando al copyright del
proprietario ogni diritto di sfruttamento, partendo dalle cartoline o dai semplici
segnalibro. E’ per questo che il carattere appartato dell’opera accresce la sua
vulnerabilità e il suo appeal. L’interrogativo principale mosso dal testo è come sia
stato possibile che un personaggio di così modesta levatura abbia potuto sfornare
un’opera che è oggetto da secoli di una riconosciuta ammirazione collettiva.
Naturalmente il romanzo si ammanta della vicinanza con altri personaggi dipanando
un’atmosfera febbrile che ricostruisce il mood napoletano alla metà del ‘700, un
fermento vivo e dimenticato ma ancora perfettamente pulsante in quella che
Benedetto croce definiva “una storia che non tramonta perché sempre attuale”.

DANIELE POTO

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